2 giugno ore 17.00
Se finora avete sempre trovato una scusa per non leggere, noi vi diamo l’opportunità per iniziare a farlo.
La fotografia è cultura! E poter condividere con altri impressioni, dubbi, riflessioni è il metodo migliore per superare la pigrizia e diventare fotografi più colti e consapevoli.
Il prossimo salotto condotto da Silvia Pasquetto, si terrà nella splendida cornice del Museo Della Bonifica Cá Vendramin durante il Festival della fotografia sperimentale organizzato dal Branco Ottico.
Parleremo di due interessanti articoli tratti dal blog Fotocrazia di Michele Smargiassi.
LE CONTRADDIZIONI DELLA FOCALDEMOCRAZIA
http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2018/05/16/fotografia-democrazia-politica
NON SMETTETE DI FOTOGRAFARE !
http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2018/04/23/non-smettete-di-fotografare
Come funziona ? Leggi Fotocrazia o vieni per sentire le impressioni, gli articoli saranno comunque distribuiti in formato cartaceo presso il nostro stand.
Non basta solo scattare per crescere.
La fotografia è filosofia, è riflessione, è un insieme di storie incredibili e di scatti stupefacenti che per essere compresi meglio non possono prescindere dal leggere.
Vogliamo sentire la tua voce!
Ognuno può dare un prezioso contributo.
Ti aspettiamo!!!!!!
INGRESSO LIBERO
AREA 6 Brancotype Festival
http://www.brancoottico.fineartlabo.com/brancotype-festival-della-fotografia-sperimentale
Photo courtesy of Salvatore Piermarini, ink on paper dalla “Storia disegnata della fotografia”, 2012
Dal blog di Michele Smargiassi su Repubblica.it
“I problemi che oggi ci interessano o dovrebbero interessarci maggiormente non sono quelli della fotografia in quanto arte, bensì dell’importanza che l’immagine fotografica ha oggi nel contesto della nostra vita“.
Antonio Arcari, Foto/Film marzo 1968
Un aureo librino di Clément Chéroux, appena tradotto da Einaudi col titolo un po’ troppo serio di L’errore fotografico, ne aveva uno strepitoso in francese: Fautographie, neologismo che pare sia stato inventato da Man Ray, e che in italiano potrebbe suonare, perdendo ahimè il calembour, “sbagliografia”.
La storia della fotografia è fatta più di immagini sbagliate, scorrette, irregolari, trasgressive, che di belle figure. La verità della fotografia sta nelle sue bugie, la sua regola sta nelle sue marachelle. Chiunque abbia tentato di rimettere in riga il medium più perturbante da due secoli in qua, padre di tutta la civiltà delle immagini, alla fine dei conti ha sempre fallito il suo scopo. La fotografia sfugge al potere almeno quanto, in passato, ha ceduto e si è prostituita al potere.
Con questo blog che repubblica.it mi fa l’onore di ospitare vorrei essere l’umile cronista di tutte le sbagliografie di quest’epoca che sembra aver chiuso i conti con la fotografia tradizionale e aver varcato la soglia dell’eccitante universo dell’immagine possibile, l’universo numerico e senza limiti.
A me pare che, al contrario, la storia iniziata centosettant’anni fa con l’intraprendenza di un imprenditore dell’illusionismo di nome Daguerre (o iniziata 25 mila anni fa con le impronte delle mani sulle grotte della Cantabria) stia semplicemente vivendo un capitolo fra i tanti della sua avventura tutt’altro che interrotta.
Fotocrazia perché ogni fotografia richiama un potere. Potere della fotografia, potere sulla fotografia, potere con la fotografia. Nessuna fotografia è ingenua, nessuna è innocente; molte possono essere utili. Quel che conta è prendere bene le misure. Se conosci la fotografia, non può farti troppo male. Può addirittura aiutarti a comprendere il mondo. Se la lasci fare, se la sottovaluti, ti fregherà.
Mi piacerebbe, post dopo post, aprire finalmente uno scambio di idee con i consumatori consapevoli di immagini, e magari, in modo speciale, proseguire il dialogo con i ventiquattro lettori del mio libro Un’autentica bugia: il vero, il falso, la fotografia.
Questo blog non è una dissertazione accademica, i suoi post non sono pagine di un libro. Lo penso più come un taccuino di lavoro. Vorrei prendermi la libertà di buttare giù i pensieri nell’ordine in cui mi vengono alla mente, libero dall’obbligo di citazioni e eccessivi approfondimenti, consapevole del rischio di commettere errori e imprecisioni; disponibile a modificare le mie prime impressioni dopo aver ascoltato le vostre.
Un taccuino condiviso. Questo blog di parole, dove le idee si danno del tu, vive e ha senso solo se riesce ad essere una piccola, comoda, non impegnativa agorà di amanti della fotografia che ragionano su quello che fanno e su quello che guardano.